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THE DYNASTY

GANGI E LE MADONIE

Dai versi del poeta Francesco Paolo Polizzano presentiamo Gangi al forestiero (frustiri), a chi non conosce il Borgo o a chi vi ritorna:

 

“Addussatu a lu storicu Maruni

Pari strajatu supra di lu munti

A fari un sunnu placidu e tranquillu,

sutta d’un clima duci e timpiratu

Circunnatu di fertili campagni

Chi ci ridunu ‘nturnu, e cunfurtatu

Di un orizzonti chi nun speddi mai..”

La sensazione che avete tratto dalla lettura di questi versi potrà essere rivissuta dai balconi o dalla terrazza del Residence Ventimiglia.

Il Residence trae il nome dalla grande famiglia dei Ventimiglia che nel MedioEvo ha fondato una contea nelle Madonie.

Simbolo della famiglia, la Torre quadrata di avvistamento divenuta, nel corso del tempo, torre campanaria della Chiesa Madre.

 

L’immobile, il cui impianto, più volte modificato, risale ai primi anni del XVIII secolo, appartenne fino agli anni 90’ del secolo scorso ad un ramo cadetto di detta famiglia dedito al Notariato e, a seguito del radicale recente restauro oggi si presenta ridistribuito ed armonizzato secondo le esigenze di vita contemporanea.

Sito nel cuore del centro storico, di fronte allo splendido Palazzo Bongiorno, sede del Municipio del Borgo, ed a pochi metri da Piazza del Popolo e dal Belvedere (Passiaturi), dai suoi balconi e dalla terrazza si gode una meravigliosa vista sulle alte Madonie e sui tetti fino a valle.

La sua posizione lo rende ideale sia per romantiche passeggiate nei vicoli (vaneddi) del centro storico sia per partecipare alla vita movimentata e alle numerose manifestazioni cittadine programmate durante il corso dell’anno.

Potrete fare una passeggiata in Via Nuova per godere della vista maestosa delle pendici dell’Etna. Gangi ha una posizione ideale per conoscere meglio le Madonie trovandosi a pochi chilometri da Geraci, Petralie, Castelbuono, Sperlinga, Nicosia.

Inoltre si può soggiornare al Borgo dopo splendide giornate trascorse sulla neve di Piano Pomieri o Piano Battaglia, munito dei nuovi impianti di risalita durante il periodo invernale, o dopo meravigliose passeggiate tra le grandi faggete in estate e autunno.

 

Le residenze sono ideali per il soggiorno di famiglie e coppie e consentono, a chi ne abbia voglia, di cucinare per gustare le materie prime del luogo che possono essere fornite a richiesta.

Ciascuna unità abitativa presenta pavimenti in parquet arricchiti con riquadri in maioliche o cementine recuperate dalla recente ristrutturazione, impianto di condizionamento autonomo, TV satellitare, WiFi, bagno con doccia e bidet, con asciugacapelli.

Le cucine sono attrezzate con piano cottura, forno, frigo, stoviglie.

AN OLD SICILIAN STORY 

La storia della nobiltà siciliana sicuramente complessa e interessante, trova nella famiglia dei Ventimiglia motivo di spunto ed approfondimento, tanto è che ha ispirato un’iniziativa che porta il territorio a riappropriarsi del suo passato: in questa direzione va la nascita della «Unione dei Comuni dei Ventimiglia», perché sulle alte Madonie, un tempo, dominavano i Ventimiglia.

Di origine genovese, i primi Ventimiglia erano arrivati in Sicilia coi normanni. Il primo che di questa famiglia venne in Sicilia cacciato da Genova 1242, fu un Guglielmo Ventimiglia originario da Berengario imperatore e Re d'Italia.

Ne venne un Arrigo - che sposò una Elisabetta contessa di Geraci e figlia di Alduino derivato dal sangue reale di Desiderio Re dei Longobardi, e così pervenne alla famiglia Ventimiglia l'antico contado di Geraci che per più di sei secoli si è mantenuto nella famiglia Ventimiglia con strettissimo vincolo agnatizio mascolino. Imparentati con la dinastia, ben presto accumulano villaggi e territori finendo per dominare tutta la costa settentrionale. Tramontata l' età sveva Enrico Ventimiglia fa parte della «vecchia nobiltà» che si oppone al nuovo corso: lo troviamo fra i nobili che invocano l' intervento di Pietro d' Aragona, marito dell' unica figlia di Manfredi, contro il nuovo re Carlo d' Angiò voluto dal papa.

Siamo all' origine di quella guerra del Vespro che nel bene e nel male diventerà simbolo dell' identità siciliana, Enrico Ventimiglia ha un ruolo per niente secondario. Viaggia sino in Spagna per organizzare la resistenza, gli ordinati libri dei conti della regina Costanza registrano il pranzo offerto in Valenza al nobile ospite arrivato dalla Sicilia per chiedere aiuto.

Con la guerra del Vespro la potenza dei Ventimiglia viene rilanciata, sono fra quelle fazioni che lottano per il controllo del Regno.

Dopo un paio di secoli saranno nobili ribelli processati e messi al bando, coi beni sequestrati. Tutti i Ventimiglia sono decisi a vincere, a metà Trecento i loro avversari più immediati appartengono all' altra grande famiglia dei Chiaromonte.

I cronisti coevi raccontano di una guerra baronale che non si placa nell' uccisione dei nemici ma sconvolge il laborioso ordine delle campagne, trasformando le terre in lande desertiche o paludose. La monarchia è debole, i grandi baroni sono piccoli re: i Ventimiglia, i Palizzi e i Chiaromonte acquisiscono o usurpano sempre più poteri, la guerra è condizione abituale.

All' indomani del Vespro lo scontro fra aragonesi e angioini s' è trasformato in lotta tra latini e catalani divenendo guerra civile, mentre i ricchi guadagni assicurati dal grano s' accumulano nelle casse dei banchieri fiorentini.

 

Il territorio su cui dominano i Ventimiglia è ricco di centri abitati fortificati e di approdi costieri, Cefalù si distingue per il suo prezioso duomo. Si tratta di città vescovile e un secolare braccio di ferro oppone la baronale potenza dei Ventimiglia al vescovo: sono nemici, ma le alleanze sono variabili e molto dipendono dalle circostanze. Le sorprese non mancano. Può capitare che il vescovo Guglielmo Salomone, nel 1398, si schieri a fianco dei Ventimiglia in quel momento ribelli al potere regio, finendo col prendere parte al saccheggio della città e della stessa cattedrale.

 

Sul più potente dei Ventimiglia ha scritto Orazio Cancila nell' ultimo numero di "Mediterranea ricerche storiche": Francesco II è giustiziere e capitano di Palermo, castellano del palazzo reale e del Castellammare, conte di Geraci e Collesano, Signore di Gangi, personaggio di primo piano nella guerra che oppone le famiglie baronali alla monarchia.

Il re Federico IV è una fragile comparsa che subisce lo strapotere dei baroni, ed è il conte Francesco a devastare orti e vigne reali vicino Messina, dove il re si è trasferito per sfuggirgli. Quando nel luglio 1377 Federico muore a soli 36 anni, il conte Francesco rimane uno dei quattro vicari del Regno in attesa della maggiore età della regina Maria. Il suo potere sembra non temere ostacoli: ha il controllo di Cefalù e Termini, possiede due tonnare, esporta enormi quantità di grano esente da imposte. E, a suggello del proprio privilegiato legame col territorio, prevede di essere seppellito nel duomo di Cefalù. Lo strutturarsi della signoria dei Ventimiglia ancora ci mostra la dinamica del potere in Sicilia.

 

E, con un salto di secoli, un altro Ventimiglia troviamo a Palermo nel 1812: sempre frondista verso la Corte che stavolta è quella dei Borbone, ecco Giuseppe Ventimiglia principe di Belmonte. È il padre ideale della Costituzione siciliana, nucleo mitico della Sicilia indipendente.

Che come mito continua a influenzare la storia siciliana. Sino a oggi.

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